Dal 22 al 25 Marzo, va in scena al Teatro Marconi, il capolavoro mondiale di Samuel Beckett: Aspettando Godot diretto da Claudio Boccaccini
Felice della Corte nei panni di Estragone e Pietro De Silva in quelli di Vladimiro, Riccardo Barbera (Pozzo) Roberto Della Casa (Lucky) e Francesca Cannizzo (Ragazzo) sono in scena nuovamente dopo il successo fatto registrare lo scorso anno con continui sold out al Teatro Ghione e al Teatro Marconi.
Aspettando Godot diretto da Claudio Boccaccini
Nella visione di Boccaccini i due atti originali sono assimilati in un atto unico, ma se, da una parte, la drammaturgia segna un cambio decisivo e conclusivo che fa avvertire la necessità di uno stacco, dall’altra, la continuità permette di percepire in maniera forse maggiore il senso di ciclicità dell’attesa e la natura astratta del tempo, apparentemente immobile, ma che scorre sempre uguale a se stesso.
La scenografia suggestiva esalta il carattere surreale e onirico del testo, con uno sfondo bianco che scandisce il tempo colorandosi delle diverse tonalità del cielo, dall’alba al crepuscolo, fino alla notte. In scena, l’allegorico salice spoglio (realizzato da Danilo Ciancolini), circondato da innumerevoli buste della spazzatura trasparenti e fogli di giornale sparpagliati.
Vladimiro (Pietro De Silva) ed Estragone (Felice Della Corte) hanno le sembianze di due clochard chapliniani, sporchi, affamati, con le scarpe troppo strette e i pantaloni sorretti da una corda. Il loro è un legame simbiotico, buffo e amabilmente infantile: per quanto decidano di abbandonarsi, non riescono mai veramente a farlo.
Altri due personaggi irrompono sulla scena, Pozzo (il brillante Riccardo Bàrbera) e il suo servitore Lucky (Roberto Della Casa) che esaltano dinamiche disturbanti e quanto mai attuali, nel loro simbolismo, tra padrone e servo, tra uomo di potere e uomo di cultura. E anch’essi, con i loro passaggi in scena, contribuiscono a sottolineare lo scorrere del tempo di fronte alla condizione immutata dei due protagonisti, Didi e Gogo.
Boccaccini inserisce un ulteriore elemento per la caratterizzazione dei personaggi, che riguarda la lingua.
L’inflessione romana di De Silva e il marcato accento del napoletano di Della Corte ben si sposano con la natura di Didi e Gogo, sempre attraversati da una nostalgica spossatezza, con alcuni momenti di agitato entusiasmo. Bàrbera, nel suo accento romagnolo, conferisce al suo coloratissimo Pozzo delle sfumature esilaranti, passando dall’esuberanza trascinante alla mesta riflessione, resa ancor più toccante dalle note di Massimiliano Pace.
Ultimo personaggio sulla scena, il ragazzino (interpretato da Francesca Cannizzo) che con un tono volutamente monocorde e gesti stereotipati annuncia che Godot arriverà sicuramente il giorno seguente. Poi quello dopo. E quello dopo ancora. In un circolo eterno e irrimediabile.
Samuel Beckett
Dipinge la condizione stagnante dell’esistenza, abbandonata nell’attesa di una soluzione salvifica e rassicurante per la propria vita, senza che l’uomo faccia il minimo sforzo per ottenerla. Una soluzione che non arriva, ovviamente, perciò il senso dell’attesa continua in un ciclo eterno, dove l’azione è solo un’idea che si traduce inevitabilmente in immobilità.
Considerato dall’unanimità della critica il lavoro teatrale più bello. e significativo di tutto il Novecento, Aspettando Godot è divenuto, nel dire comune, sinonimico di una situazione in cui si aspetta l’avverarsi di un avvenimento imminente ma che in realtà non accade mai e in cui, di solito, chi attende non fa nulla affinché questo possa realizzarsi.
Il capolavoro di Samuel Beckett
L’opera che si dipana in un’immobilità solo apparente, è intriso di una comicità graffiante, surreale, a tratti irresistibile. Il tempo sembra immobile, eppure tutto scorre. I protagonisti, ignari e ingenui ultimi sopravvissuti, pur nella loro essenziale ripetitività, ci raccontano con leggerezza quasi impalpabile il senso profondo della vita. Facendoci riflettere e ridere ci pongono continuamente di fronte al grande circo dell’esistenza umana.
Tutta la programmazione sarà accessibile anche a spettatori non vedenti e sordi che, grazie al Teatro Ghione, possono, da alcuni anni, vivere l’esperienza del teatro.
Aspettando Godot Di Samuel Beckett Con Pietro de Silva, Felice Della Corte, Riccardo Barbera, Roberto Della Casa, Francesca Cannizzo Regia Claudio Boccaccini Luci e fonica Alessandro Pezza Costumi Lucia Mirabilie Aiuto regia Marzia Verdecchi Grafica Giorgia Guarnieri Albero realizzato da Danilo Ciancolini
Teatro Marconi viale Marconi 698 E dal 22 al 25 marzo 2018 Dal giovedì al sabato h21.00 domenica ore 17.30 www.teatromarconi.it info@teatromarconi.it tel 06 59.43.544