Sarrabus, subregione della Sardegna sud-orientale
Riconosciuta e qualificata per i suoi agrumi dalle caratteristiche organolettiche e qualitative eccellenti.
E’ qui che Maria Zoccheddu produce questo agrume unico tipico del del territorio e protagonista principale dell’omonima azienda agricola.
L’area del Sarrabus comprende i comuni di Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius.
Ed è proprio a Muravera che Maria Zoccheddu punta sul prodotto sarrabese per eccellenza, l’agrume, tesoro inestimabile del territorio, riportando in vita un agrumeto storico della zona e facendone il trampolino di lancio della sua azienda agricola.
“Quando dici agrume di Muravera, dici Garanzia”.
L’area è situata in una valle fluviale ai piedi del fiume Flumendosa, secondo fiume in lunghezza dell’isola, dopo il Tirso.
Maria si definisce una semplicissima mamma di 7 figli che nel 2010 avvia un progetto volto ad avvicinare i giovani all’agricoltura, in collaborazione con Antonio La Valle, piemontese adottivo della terra sarda e attuale direttore commerciale aziendale.
I doni della terra
Maria ci spiega che il microclima della zona è particolare, grazie alle correnti che attraversano i monti e si spostano verso il mare. Questo microclima piuttosto mite permette di creare una sorta di rugiada che matura l’agrume privandolo dell’acidità.
Inoltre ci racconta che il fiume una volta irrogava le terre e portava il limo, un composto di sali minerali disciolti e microorganismi che rappresenta un materiale organico fertilissimo.
Negli anni queste sostanze hanno sedimentato e permesso di rendere questo terreno unico nel suo genere e il patrimonio genetico dei prodotti autoctoni è stato modificato, adattando le varietà al territorio.
“Così per esempio, abbiamo il limone dolce – sottolinea Maria. È il limone caratteristico della zona, molto grande, con un basso grado di acidità e che si presta soprattutto alle insalate”.
“Oppure – continua – l’arancio tardivo di San Vito che ha ottenuto importanti riconoscimenti tra i quali l’inserimento nell’Arca del Gusto Slow Food e nel genoplasma nazionale delle varietà tradizionali Pat, un marchio con disciplinare di produzione”.
Da tradizione questa varietà di arancio è destinata prevalentemente alla produzione del Binu d’arangiu, ossia il vino di arancio.
“Il succo d’arancio – spiega – viene fermentato a tutti gli effetti all’interno di once di terracotta in fondo ai pozzi per un’invecchiatura di circa 5 anni. In questo modo – prosegue – acquista il gusto vero e proprio di un passito, senza l’aggiunta di lieviti né zuccheri essendo un’arancia molto dolce, oltre che priva di semi. Questo consente di mantenere le proprietà organolettiche anche grazie alla temperatura costante interna del pozzo”.
Nell’antichità questo particolare vino veniva tenuto come bene prezioso da riservare a occasioni speciali, tanto da definirlo “bevanda della festa”.
La qualità nei trasformati
I 4 ettari di soli agrumi permettono anche la produzione di marmellate: “i quantitativi di trasformati – spiega Maria – vengono dettati dall’andamento climatico, soprattutto a causa del vento maestrale che si verifica dal mese di febbraio. In questo modo – prosegue – recuperiamo il prodotto che perde di estetica. Il ‘bello’ è legato alla chimica e noi dimostriamo con i nostri trasformati che il ‘buono’ è il faro della qualità”.
“Inoltre – continua poi – quest’anno stiamo aggiungendo un ettaro ai nostri terreni per la sola coltivazione di fichi d’india, prodotto tipico e molto diffuso della Sardegna”.
“Stiamo lavorando a una sapa di fichi d’india non ancora in commercio. Abbiamo voluto utilizzare le ricette degli anziani del posto per riproporlo in tutta la sua tradizione. In passato, la sapa veniva utilizzata per dolcificare l’impasto dei dolci e per le guarnizioni.
Oggi la sapa viene pensata come accompagnamento a formaggi e bolliti – prosegue, ma il processo rimane proprio come quello dei nostri nonni: spazzoliamo e mettiamo in ammollo nell’acqua il fico d’india selvatico per espellere le numerose spine”.
Continua: “Eliminiamo la buccia e utilizziamo setacci per togliere i semi. Dopodiché cuociamo la polpa a una temperatura mai superiore agli 80°, a bagnomaria in pentole a doppia camera per evitare così che venga caramellato lo zucchero”.
L’etica della terra
“Non vogliamo diventare grandi né approdare nella Grande distribuzione – sottolinea Maria. L’obiettivo è dimostrare che la diversificazione aziendale è vincente.
Non puntiamo al mercato di zona: nel Sarrabus c’è troppa concorrenza e il prezzo è deciso dai grandi proprietari oltre che dal momento agricolo”.
L’azienda commercializza i prodotti soprattutto in Lombardia e in Piemonte, dove gruppi di sardi hanno creato dei veri e propri circoli per mantenere il contatto con le proprie origini e soprattutto con i prodotti della propria terra. Un mercato ‘del cliente soddisfatto’ che riguarda un segmento di mercato di nicchia.
Non chiedere alla terra più di quanto ti possa dare
“Le nostre scelte aziendali – sottolinea Maria – sono rivolte al rispetto del territorio e alla biodiversità. Non ci interessano varietà innovative, cerchiamo agrumi che abbiano una storia da raccontare.
Questo perché riteniamo che il mondo degli ecotipi della Sardegna è ancora tutto da scoprire. Pensiamo e ragioniamo come facevano i nostri nonni: scelte tradizionali ma con un’esperienza moderna”.
Un’agricoltura solidale a marchio Sarabella
“L’azienda agricola Zoccheddu – conclude Maria – fa parte dell’Associazione Gemini che promuove l’unione dei produttori di agrumi del Sarrabus sotto il marchio unico Sarabella.
L’obiettivo è quello di creare un’identità forte, una squadra, che raggruppi e abbracci tutte le attività agricole e di trasformazione. L’intento è di unire le forze e commercializzare insieme sotto un unico marchio un paniere di prodotti genuini dai gusti inconfondibili del Sarrabus fino a estendere la realtà Sarabella in tutta la Sardegna”.