#saporiedintorni di Elena Galifi
Si è chiusa anche quest’anno con successo di pubblico la XIII edizione Golosaria di Milano
La oramai storica rassegna di cultura e gusto della città meneghina ha dedicato tre giorni al tema “Il Buono che fa Bene”
Si vuole raccontare l’evoluzione del gusto nei primi 25 anni de il Golosario, diffondendo, così negli scorsi 27, 28 e 29 ottobre, propositi e profumi negli spazi del Mi.Co – Fieramilanocity.
Golosaria ha riunito più di 300 espositori di tutta Italia, fra i quali alcuni storici protagonisti che, in questi 25 anni, hanno cambiato il modo di fare impresa. Per la prima volta FormaggItalia, il Salone Italiano dei Formaggi Artigianali ha messo insieme una rappresentanza unica di produttori, circa 60, attorno al tema “latte come fattore distintivo per il formaggio”.
Ma da sempre, Golosaria è l’occasione per celebrare anche il vino, con le 100 cantine italiane che hanno animato l’area Wine e i Top Hundred premiati da Paolo Massobrio e Marco Gatti.
L’occasione è stata anche preziosa per apporre le prime firme al Manifesto della Bottega Italiana e ha chiuso la tre giorni, il saluto del sindaco di Milano Giuseppe Sala con la consegna dei migliori panettoni d’Italia alla città che ospita l’evento.
Folta la presenza di pubblico e della rappresentanza di tutte le eccellenze regionali e di categorie che si aggirano nel mondo dell’enogastronomia nella Fieramilanocity per Golosaria.
Una realtà magica e fantastica, dove il cibo è un sogno, è cultura, è gusto, è vera delizia.
Dove il verbo muta, … “mangiare” cede il passo al ”vivere” il food.
Così in queste occasioni di grandi mostre mercato si ha la possibilità di passeggiare tra i sapori proposti dagli stessi produttori, che raccontano il prodotto, e spesso le migliori parole sono l’assaggio e la migliore prova è l’acquisto. E ciò che ne deriva è la voglia di divenire un affezionato cliente.
Questa nuova vetrina è reale, ma diviene l’anticamera del mercato virtuale quando poi, attraverso il prezioso uso delle nuove tecnologie e dei velocissimi sistemi di spedizione, quel prodotto così lontano, è a portata di mano in ogni momento, garantendo un mercato sano per il produttore e un cibo ancora più salubre per il consumatore.
Questo è il vero senso di una maratona del gusto!
Non è secondaria neanche l’esperienza del gusto in fiera che, accanto agli show cooking, dedica un amplio spazio allo street food nel quale a Golosaria è unicamente riproposta la nostra tipicità italiana locale, in uno scambio che sembra un abbraccio naturale e solidale tra le varie regioni, senza altre contaminazioni esterne allo stivale che in questo contesto sarebbero state inopportune.
In difesa e sostegno delle attività, ma soprattutto finalizzate alla promozione di quelle unicità che ne rappresentano un vero e proprio patrimonio il Golosario, dopo averne riconosciuto i meriti, propone a ciascuna attività artigianale di apporre una FIRMA del Manifesto delle Botteghe Italiane.
Chiudono le botteghe storiche.
W le Botteghe!
Potrebbe essere questo lo slogan che saluta Il Manifesto della Bottega Italiana, stilato dal Club di Papillon, il movimento di consumatori fondato dal giornalista Paolo Massobrio che il 28 ottobre a Milano, nella seconda giornata di Golosaria, ha chiamato a raccolta i migliori professionisti per firmare dal vivo il decalogo.
Il motivo è presto detto: lo stesso Massobrio ricorda che solo a Roma, nel 2017 hanno abbassato le serrande 3mila negozi di prossimità e si tratta di un trend negativo diffuso in tutta Italia, da Genova a Milano, da Ivrea a Senigallia. Botteghe storiche come drogherie, torrefazioni, mercerie e piccole botteghe artigiane sono al collasso e si stanno estinguendo, così come è messa a dura prova la tradizione artigiana che ha fatto del made in Italy un modello seguito e imitato in tutto il mondo.
Il grido di allarme, anche rilanciato più volte dai media, è stato pienamente accolto dal Club di Papillon, movimento di consumatori fondato dal giornalista Paolo Massobrio, e le istanze hanno fatto nascere il Manifesto della Bottega Italiana.
Il decalogo vuole essere prima di tutto un elemento di sensibilizzazione politica, verso le istituzioni e verso le associazioni di categoria. La prima verità da imporre è che le realtà economiche di produttori non sono tutte uguali – dice Paolo Massobrio – non sono partite iva o numeri, ma storie di altissima professionalità che permettono ai territori di vivere”. Per questo i bottegai che insieme al Club di Papillon hanno stilato il manifesto, si sentono portatori di un’economia diffusa, che a sua volta valorizza le microeconomie artigianali.
Il progetto, ci tiene a sottolineare Paolo Massobrio, è idealmente dedicato al grande scopritore di eccellenze Giorgio Onesti.
15 Panettoni per Milano
Un annuncio ufficiale delle prime firme del Manifesto della Bottega Italiana ad un rappresentante autorevole delle Istituzioni è avvenuto. L’annuncio è stato dato al primo cittadino di Milano presente per la chiusura di Golosaria.
Il saluto alla città ha avuto come tema “Milano sempre pronta al Natale” ed ha visto la consegna al sindaco di Milano Giuseppe Sala dei migliori 15 panettoni italiani, che hanno sfilato sul palco di Golosaria, per salutare l’arrivo della stagione delle feste.
La presenza del Sindaco Sala rappresenta un filo di continuità con il progetto Expo 2015, che, come lo stesso Paolo Massobrio sottolinea, ha trasformato la capitale della Moda italiana in polo che fonde alla tradizione del Design e del Fashion oggi anche il settore del Food. Ed è innegabile che il settore food, sia uno dei fattori trainanti per creare il nuovo volto di coraggiosa contemporaneità alla città che la avvicina sempre di più alle capitali europee.
Il panettone principe nel mondo non viene dalla Lombardia, ma paradossalmente dalla Sicilia.
E questo panettone sembra proprio sintetizzare il nuovo volto della moderna Milano. Il maestro pasticcere Nicola Fiasconaro è il primo a consegnare il dono di eccellenza al primo cittadino. La sua ultima creazione ha la firma di Dolce e Gabbana, in un mix che vede il dolce tipico milanese rivisitato con i sapori pistacchio, agrumi e in questa ultima proposta la crema di zafferano, tipici della Sicilia, in una confezione che unisce la tradizione della latta con il capriccio raffinato della moda. Così la tradizione meneghina si fonde con gli ingredienti del Sud e in un prodotto artigianale unisce l’arte della moda con quella della pasticceria. E in questo si racchiude lo spirito di unire Arte, Cultura, Impresa sui tre pilastri del Design, Fashion e Food della Milano che non è più solo da bere, ma anche da mangiare.
Attraverso la consegna dei panettoni si è percorso un viaggio ideale nell’Italia che lavora e si distingue, piccole realtà virtuose che fanno del nostro Paese l’orgoglio di qualità, unicità ed eccellenza.
Il maestro Giampiero Vivalda, chef dell’Antica Corona Reale, propone il Panettone dell’Amicizia, riunendo a sé l’attività di produzione di latte e quindi di burro per pasticceria di alta qualità di 400 conferenti, realizzando di fatto un Km 0 che va per il mondo in un panettone proveniente delle Langhe.
Non è mancato il Panettone solidale Giotto, alla Albicocca, Pesca e Lavanda realizzato in collaborazione con l‘Agricola Stoffi e la Casa di reclusione del Carcere di Padova. Ciascun altro Panettone si è distinto per una elaborazione di peculiarità del suo territorio e per la tradizione della sua terrà o della sua famiglia, come i maestri Mastai di Chiavenna, che propongono una specialità alle nocciole e senza glutine. Come anche il Panpesca, marchio che Pierluigi Andreoni, pasticciere bresciano di origini umbre, ha registrato alla fine del 2017 per avere un prodotto esclusivo e di identità precisa per il suo locale a San Zeno, il cui dolce è nato dall’idea di usare pesche disidratate.
Per chiudere riportiamo il documento del Manifesto della Bottega Italiana che ci sembra interessante da conoscere e diffondere.
Il Manifesto della bottega italiana
La bottega italiana rappresenta un unicum, che si è evoluto nel tempo e da semplice negozio di alimentari si è trasformato in un’impresa complessa che si poggia però su due pilastri: ricerca della qualità di prossimità nelle proposte e professionalità del gestore. Con bottega italiana si intende una categoria ampia di negozi al dettaglio che spaziano dalla boutique del gusto alla gastronomia, dalla pasticceria alla macelleria fino alla pescheria, all’enoteca, al negozio di delicatessen più specifico, alla panetteria e al negozio di frutta e verdura.
Sono categorie molto distanti, accomunate però da una storia e da una prospettiva per il futuro che permette di rispondere alle sfide che ha posto la crisi economica, ma anche la concorrenza dei retail fisici e on line.
La Bottega Italiana è il modello per eccellenza di come la tradizione diventi innovazione. Qui di seguito il primo Manifesto che ne definisce le caratteristiche e le potenzialità, con l’obiettivo di stimolare il confronto e, in alcuni casi, il rinnovamento:
• La bottega italiana è interpretazione del cambiamento e non nostalgia di una congiuntura passata
• La bottega italiana è un’impresa che interpreta la crisi come stimolo intraprendendo l’unica strada percorribile: la distinzione qualitativa
• La bottega italiana fa vivere il proprio territorio, raccontandolo attraverso le storie dei prodotti e dei produttori di prossimità capaci di tramettere il fascino di un luogo
• La bottega italiana deve fare rete sul territorio con altre botteghe, ma soprattutto coi contadini e gli artigiani, così da diventare un piccolo centro che rappresenta un forte motivo di attrattiva
• La bottega italiana è venditrice di stile di vita perché in grado di comunicare ai visitatori, in particolare esteri, l’italian way of life ossia la visione di un territorio con occhi nuovi
• La bottega italiana è presidio sul territorio, soprattutto nelle piccole realtà territoriali, ma ha l’ambizione, con la sua distintività, di attirare gente che arriva da molto lontano
• Il bottegaio diventa co-produttore perché consiglia e indirizza gli artigiani con cui collabora, senza gelosie, giacchè si ritiene un luogo dinamico e propulsore di continue scoperte
• Il bottegaio è maestro d’accoglienza perché intuisce i desideri di chi entra e li stimola con esperienze nuove
• Il bottegaio è un bravo comunicatore on line, mantiene il sito aggiornato e utilizza i social network per raccontare il suo assortimento e chi sta dietro ai prodotti
• La bottega italiana non teme la concorrenza della GDO, ma la utilizza come stimolo alla creatività e alla personalizzazione dell’offerta. Integra vendita on line e off line, puntando sempre su uno storytelling efficace.