di Concetta Di Lunardo
Un lavoro nato dalla necessità di far emergere aspetti intimi della vita di una classe di adolescenti ai quali difficilmente viene data voce a scuola in un modo così inedito
Ma anche un modo di lavorare con dinamiche e conflitti interni al gruppo – raramente risolvibili in generale – e men che mai durante l’orario scolastico.
L’obiettivo è stato quello di favorire la conoscenza di sé attraverso l’analisi di talenti naturali e risorse, ma anche dei propri limiti. Spazi emotivi dove c’è sempre da scorgere un potenziale umano. Energie che hanno visto la luce attraverso un lavoro condiviso che è stato possibile far emergere a partire dalle proprie fragilità”. Così racconta la Prof.ssa Manuela Reggiani docente di Storia dell’Arte e responsabile del progetto che ha portato alla luce “La mia vita, un’opera d’arte”.
Si tratta di un video-documentario realizzato con i ragazzi della classe V M del Liceo Musicale Giordano Bruno di Roma diretti dal regista Angelo Loy.
La trama del video-documentario:
“La finalità principale – sottolinea Reggiani – è stata anche quella di rompere lo stereotipo della classe tipo, di inserire nuovi elementi di conoscenza per rivitalizzare la vita del gruppo e renderla più autentica, smascherando il personaggio che ciascuno di noi spesso si costruisce. La proposta è stata quella di lavorare sul tema dell’ “Autoritratto” da un punto di vista multidisciplinare: i testi scritti dagli alunni in cui si raccontano hanno dialogato con le opere d’arte, ossia immagini per loro “forti” nelle quali si sono ri-conosciuti , il tutto infine ha trovato il giusto compimento, la giusta armonizzazione con la composizione e l’esecuzione musicale della sigla.
I ragazzi si sono sentiti liberi di raccontarsi, di farsi coinvolgere emotivamente e di esporsi spontaneamente nel ruolo di protagonisti. Davanti allo sguardo neutro e non giudicante della telecamera è nato un video-partecipato in cui l’oggetto e il soggetto narrante hanno finito per coincidere. Il progetto è stato incluso nelle attività di alternanza scuola-lavoro. Gli studenti hanno imparato ad elaborare un testo finalizzato alla lettura davanti a una cinepresa, hanno acquisito rudimenti di ripresa video e di montaggio, hanno composto la colonna sonora del film contribuendo ognuno con il proprio strumento, hanno studiato ed interpretato opere di pittura in maniera personale ed originale.
“Ringraziandoli per avermi dato l’opportunità di lavorare con loro – conclude Reggiani – vorrei solo dire che anche se la vita è complessa e a tratti potrebbe apparire difficile o ingiusta, i ragazzi devono sempre tener presente che offre loro infinite possibilità nel senso che possono trasformarla – se lo desiderano – in una vera e propria opera d’arte Mi sento di dir loro: l’unica cosa che vi rende veramente unici sono i vostri desideri, il vostro progetto di vita, per cui, ragazzi, mi raccomando sognate in grande e puntate in alto”
Il parere di alcuni professori della scuola e del pubblico che ha assistito alla proiezione di “La mia vita, un’opera d’arte”.
“Personalmente rivedendo il film-documentario ho scoperto quello che a noi docenti e anche ad i genitori è spesso totalmente inaccessibile: il loro mondo interiore“.
“Ho scoperto che i nostri alunni si incantano di fronte alla bellezza molto più di quanto potessi immaginare…non sembra ma hanno una forte dimensione contemplativa, infatti dalle opere che hanno scelto ritorna spesso il tema dell’amore e della bellezza”.
“Il rapporto tra se stessi e l’opera è interessante: ad esempio tra la vitalità interna di un dipinto e la propria voglia di fare c’è un nesso profondo, oppure tra la pittura d’atmosfera di un quadro impressionista e le proprie idee poco delineate non c’è soluzione di continuità. Una ragazza ottimista e curiosa, creativa, disordinata e spontanea si riconosce negli acquarelli coloratissimi di Kandinskj , oppure in un altro caso è avvenuto quello che io nemmeno lontanamente potevo immaginare ossia un’identificazione tra Santa Maria Egiziaca e se stessi, o meglio con il proprio amore per il silenzio e la meditazione”.
“Un lavoro introspettivo in cui c’è chi ha scoperto il nesso tra una foresta incantata di tipo romantico e i propri grovigli interiori, su cui però inaspettatamente brilla l’arcobaleno, non prima di aver superato le montagne rocciose, oppure c’è chi ha evidenziato il collegamento tra la propria frenesia e la vitalità dinamica di un’opera futurista”.
“I ragazzi sono sempre una fonte inesauribile di scoperte infatti mi hanno dimostrato che conoscono e amano l’arte più di quanto si possa pensare”.