Molto spesso ci capita di rimanere affascinati da ciò che può rappresentare un’occasione di scoperta fuori dall’ordinario quotidiano.
La nostra conoscenza in questo tempo, ha senz’altro ampliato ogni confine, soprattutto con l’ausilio della rete, la quale ci mette a disposizione un intero pianeta – e non solo – con tutte le sue realtà e i suoi segreti da scoprire.
Con un semplice clic insomma, siamo in grado di soddisfare con immediatezza, ogni nostra semplice curiosità e spaziare in ambiti a noi più affini e preferiti. Ed è proprio in quest’ottica, che ci capita spesso di raggiungere persone che pur distanti dal punto di vista geografico, si sono rivelate assai vicine da quello dell’intesa culturale. Soprattutto, nella facilità con la quale si viene a stabilire una connessione emozionale finalizzata non solo alla condivisione di interessi comuni in ambito scientifico e letterario, ma anche sotto il profilo umano e squisitamente passionale.
Abbiamo qui con noi infatti, come apprezzato risultato di quanto enunciato, un personaggio che oserei definire dalle mille risorse e al quale proporremo una breve intervista. Stiamo parlando di Maria Teresa De Donato
Ma chi è Maria Teresa De Donato? Ne tracciamo un breve profilo: professionale e artistico
Maria Teresa De Donato è Dottoressa in Salute Olistica, Naturopata, Life Coach e Autrice di saggi, articoli, romanzi e molto altro ancora che non sto ad elencare per questioni di spazio. Nasce a Roma e vi rimane fino al 1995, anno in cui si trasferisce definitivamente negli USA. Nel nuovo continente, Maria Teresa consegue il diploma di giornalista presso l’“American College of Journalism”. Successivamente, consegue le lauree Bachelor, Master e Dottorato in Salute Olistica presso Global College of Natural Medicine, specializzandosi in Naturopatia, Alimentazione ed Erbalismo sia Occidentali sia Orientali (incluse, quindi, l’Ayurveda e la Medicina Tradizionale Cinese), ed in Omeopatia Classica Hahnemanniana. Inoltre da circa 40 anni svolge attività di Coaching, con certificazioni in Gestione dell’Ira, Analisi del Conflitto, Negoziazione e Gestione del Conflitto, e Comunicazione Strategica per Coppie.
È stata autrice di alcune poesie tra cui “Darkness” (Tenebre), “Ocean of Senses” (Oceano di Sensi) e “Night of Love” (Notte d’Amore). Le prime due sono state pubblicate negli USA dalla Cader Publishing sull’antologia “Etchings” nel 2000. “Ocean of Senses” ha ottenuto una Honorable Mention nell’estate del 2000 ed è stata pubblicata anche sull’antologia “Ovations” nell’estate del 2001 ottenendo, sempre nel 2001, il President’s Award of Literary Excellence, ed è apparsa anche sul n.13 del periodico italiano L’Etruria (15/08/2002), nello spazio dedicato alla cultura. Ha collaborato negli anni in qualità di scrittrice e giornalista freelance, content manager, editor-in-chief (caporedattrice), ricercatrice bibliografica, e/o traduttrice, con giornali e periodici sia americani che europei, appartenenti all’area culturale nei settori beni culturali, diritti umani, salvaguardia ambiente e animali, salute e benessere con particolare attenzione alla medicina naturale. Insomma un elenco di attività in molteplici aree di grande interesse e, talmente ampio da non poter certamente essere riassunto in poche righe.
Una sensibilità a tutto campo
Esaminando il suo corposo curriculum, la prima considerazione che mi nasce naturale riguarda la formidabile capacità di applicazione delle proprie competenze nei vari contesti e settori di impiego in cui eroga il suo contributo. Al riguardo, appare del tutto evidente che quando si mettono in campo conoscenze su discipline dedicate alla salute e al benessere psico-fisico in generale, assieme a quelle dedicate all’informazione scientifica, spesso riferita ad argomenti e tematiche socialmente sensibili in ambito mondiale, si assumono prerogative che sono di fondamentale importanza nel raccontare le proprie storie: sia in poesia, sia attraverso racconti e romanzi. Ed è proprio su queste ultime espressioni artistiche che andiamo a concentrarci.
Le sue pubblicazioni:
In particolare, è autrice di varie pubblicazioni che trattano temi legati alla salute e di un libro di carattere motivazionale di cui è coautrice unitamente a Denis Gorce Bourge dal titolo “Dare to Rise –Reshaping Umanity by Reshaping Yourself” (disponibile solo in inglese). Inoltre, è autrice anche di un libro a carattere religioso dal titolo “A caccia dell’Albero della vita” – un viaggio spirituale nelle tradizioni del giardino. E ancora, un romanzo fiction – storico erotico intitolato “Oceano di Sensi”. Un romanzo autobiografico- storico- genealogico dal titolo “Anelli Mancanti”, capire chi siamo attraverso coloro che ci hanno preceduti e infine un libro intitolato “L’AUTISMO visto da una PROSPETTIVA DIVERSA” – La storia di successo di Cesare, di cui è autrice insieme a Giovanni Tommasini, Educatore.
Maria Teresa, al di là di una certa e garantita dote naturale nel sapere abbracciare con adeguata competenza tematiche legate non solo alla salute, settore nel quale disponi di una vasta preparazione, ma anche quelle che spaziano dall’ambiente alla salvaguardia degli animali, dai diritti umani ai beni culturali ecc., quanto ha influito il trasferimento negli USA alla tua crescita professionale? E quanto ti ha dato in termini di esperienza nei vari campi l’ambiente in cui vivi?
Il trasferimento negli USA è stato fondamentale. Gli USA mi hanno permesso, grazie alla loro mentalità più aperta e disponibile, ad internet che si è diffuso in primis proprio in questo Paese negli anni in cui sono emigrata, alla facilità di reperire informazioni e alla possibilità di entrare in contatto con ambienti a cui in Italia non avevo avuto accesso, di cimentarmi in attività che nel mio Paese di nascita mi erano state precluse. Malgrado le differenze culturali che naturalmente esistono e l’allontanamento da un ambiente perfettamente conosciuto, l’America mi ha permesso di arricchirmi culturalmente (nel senso di immergermi, abbracciare e capire meglio una cultura diversa dalla mia), professionalmente ed anche spiritualmente. Sono, infatti, il confronto, il rispetto e l’accettazione e comprensione della diversità che allargano i nostri orizzonti e la nostra mente insegnandoci a vedere le cose da prospettive completamente diverse da quelle cui siamo abituati. Avendo una natura eclettica ed essendo intellettualmente curiosa e naturalmente portata a confrontarmi con altre culture, a studiare ed imparare sempre cose nuove, qui ho trovato l’ambiente ideale per realizzare molti dei miei sogni. In Italia, purtroppo, molti ambienti ed attività sono ancora tristemente legati alla politica e al clientelismo piuttosto che alla meritocrazia. Ecco perché spesso si fa riferimento alla ‘fuga di cervelli’ dall’Italia: perché tanta gente in gamba, preparata e competente e che merita veramente trova tutte le porte chiuse nel proprio Paese mentre, al contrario, ha successo all’estero dove talento e preparazione ancora hanno valore.
Tra le moltissime tue attività troviamo, nel campo della scrittura artistica, tuoi componimenti poetici di cui tra l’altro sei anche traduttrice e romanzi. Quale di queste due forme espressive ritieni possa meglio identificarti e per quale motivo.
Pur essendomi cimentata, ed anche con successo, nella poesia (ho ottenuto Honorable Mentions ed un President’s Award of Literary Excellence), avendo uno stile giornalistico e piuttosto descrittivo mi sento più portata per narrativa e saggistica e, di conseguenza, anche per i romanzi.
Ci puoi parlare delle differenze che hai trovato in relazione alla sensibilità nei confronti della scrittura in generale tra le culture Americana e italiana? Insomma, il mondo editoriale a stelle e strisce regge bene la sfida con la rete, la tv e tutte le altre forme di intrattenimento rispetto al classico buon libro da leggere e conservare nella propria libreria?
Queste due domande richiederebbero delle risposte più articolate e complesse che non possiamo fare in questo contesto. Cerco di rispondere nel modo più sintetico possibile e, quindi, approssimativo.
Prima di parlare di scrittura, di cultura e di arte in generale o di qualsiasi altro argomento, dobbiamo tener conto di una differenza fondamentale tra Stati Uniti e Italia e che è alla base di tutto: gli USA sono un Paese ancora relativamente giovane; l’Italia, al contrario, ha una cultura millenaria. Questa profonda differenza si riflette in ogni cosa, situazione, ambito, disciplina. Essendo molto più giovane, l’America è più aperta al futuro. L’informazione è più facilmente accessibile anche e soprattutto per un discorso di mentalità. Da noi tante cose vengono ancora gestite come fossero segreti di stato quando invece dovrebbero essere alla portata di tutti, perché è così – a mio modesto avviso – che un popolo progredisce. La situazione comunque, anche se molto lentamente, sta cambiando in Italia, forse proprio grazie ai giovani. Le moderne tecnologie, la sperimentazione a tutti i livelli, quelle che tu chiami “forme di intrattenimento” e qualsiasi altro strumento che la moderna tecnologia – che sta viaggiando alla velocità della luce e con cui è una sfida e di fatto impossibile tenersi al passo – qui trovano immediatamente terreno fertile e vengono accolte con entusiasmo.
L’Italia, proprio perché ha una sua storia, una sua cultura e tradizioni millenarie – di cui dobbiamo essere fieri e che dobbiamo tesoreggiare perché ce le invidia il mondo intero – si muove più lentamente su tutti i fronti.
La situazione dell’editoria americana, almeno al momento, non mi sembra molto diversa da quella italiana: se differenze ci sono, si tratta di metodologie di approccio e maggiore disponibilità nei confronti dell’interlocutore, chiunque egli sia, e sicuramente di una migliore organizzazione a tutti i livelli, piuttosto che di strumenti utilizzati.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi fermo qui. Aggiungo solo che per quanto riguarda la ‘sensibilità nella scrittura’ a cui fai riferimento tu, posso solo parlare della mia personale percezione della cosa, anche qui in generale, perché poi dipende sempre dall’autore: quando leggo un libro (o qualsiasi altra cosa) in inglese, mi sembra che ci sia sempre una sorta di ‘leggerezza’ nello scritto. Con questo non intendo dire affatto che il testo sia superficiale o che manchi di contenuti profondi, ma che lo stile è diverso, quasi sempre giornalistico, e quindi spesso lontano dai quei toni ‘colti’ della letteratura classica italiana cui siamo abituati noi, almeno in passato. Un secondo aspetto è sicuramente la lingua: l’inglese è la lingua ‘business’ per eccellenza; l’italiano ha una vastità di toni, di sfumature ed una ricchezza linguistica che – non me ne vogliano gli amici di madrelingua inglese – l’inglese non ha.
Per quanto riguarda le ‘librerie’, comunque, anche qui ci tengono e soprattutto le generazioni nate dopo la Seconda Guerra Mondiale ed entro la fine degli anni ’60 vanno alla ricerca di testi antichi (per loro un libro – o qualsiasi altro oggetto – che ha 40 anni è di per sé ‘antico’. Inutile fare confronti proprio per gli aspetti che abbiamo considerato prima. La cultura, comunque, a qualsiasi livello sia ed in qualsiasi forma si presenti, è apprezzata ovunque proprio per la sua universalità.
Oltre tutto questo, Maria Teresa De Donato
gestisce con successo anche un blog, consultabile in varie lingue, dove pubblica i suoi interessanti articoli e che può essere visitato qui. Inoltre, coloro che volessero saperne di più, possono visitare la sua Pagina di Autore Amazon e contattarla attraverso il suo sito. È presente infine, su vari social networks tra cui Facebook, LinkedIn e Twitter. Maria Teresa sarà ben lieta di entrare in contatto con i suoi lettori.