Nel prestigioso palazzo ducale di Mantova, una mostra di grandiosi arazzi progettati dal grande urbinate.
By Alessandra Cesselon
Eccoci nella città dei Gonzaga: Mantova; una delle Nobil City più belle e importanti del mondo, qui ci sembra di essere i personaggi che Troisi e Benigni resero immortali ai nostri occhi nel celeberrimo e film pieno d’ ironia: Non ci resta che piangere”.
Ma in questo caso il big è un giovane urbinate, un certo Raffaello Sanzio, e uno dei maggiori autori del rinascimento italiano.
Ma l’autrice effettiva delle opere era però una ricamatrice ed era una donna. La giovane, come molte altre fanciulle del suo tempo, eccelleva nell’arte. Si trattava della Signora Antonia Carré Lorenzini, egregia Restauratrice degli Arazzi della Corte di Mantova. Le opere sono tutte su disegno dell’immortale Raffaello d’Urbino.
La bella mostra è dedicata ai grandi teleri, come si diceva allora, con grandiose vicende sacre. Nella sequenza di sale si snoda, come in un magico percorso, un tema molto noto dell’ iconografia delle grandi opere del ‘500 e dedicato ai primi santi della chiesa cristiana e ai loro miracoli.
Nella presentazione della mostra assistiamo alla perfetta e meticolosa spiegazione da parte di restauratrici, e professioniste del restauro, di ogni passaggio del proprio lavoro. La narrazione è avvincente e racconta di come è possibile fare arrivare fino ai giorni nostri arazzi di dimensione enorme e sui quali sono stati impresse tante storie.
Tema e soggetto dei preziosi arazzi, sono le Storie di San Pietro e Paolo, nelle quali l’artista/progettista crea immagini sublimi, con quella inarrivabile e perfetta mano, che un critico famoso definì “divina”. Potremmo stare ore e ore a decantare l’inarrivabile bellezza di siffatte e pregiatissime opere; ma è importante anche acquisire una nuova visione e considerazione critica di quella che a volte era definita arte applicata e quindi considerata “senza valore”. Affascinanti anche le piccole scene ai bordi degli arazzi, con caratteristici temi narrativi o didascalici, come quello delle Virtù o altre scene sacre e profane.
Tra queste proprio, le arti del Tramar l ‘Ordito, e quindi dell’arazzo. L’ordito è costituito dai fili verticali tesi sul telaio, mentre la trama sono i fili orizzontali. Preferiamo però lasciare alla curiosità, e anche al gusto certo raffinato di chi visiterà la mostra, il godere di tutte le incredibili sensazioni che è possibile provare davanti a un vero tappeto dipinto fatto da chi ha saputo mettere su tela (e qui si tratta di tele di dimensioni davvero enormi) tutta l ‘arte possibile posseduta da un solo uomo, capacità che da sempre ognuno di noi avrebbe desiderato possedere.
Visitare la mostra La trama e l’ordito di Raffaello, equivale a rimanere per il tempo della visita e anche oltre, fermi in un tempo: il Rinascimento italiano, che è culla di tanta arte e cultura.
È piacevole restare qui, in questo spazio-tempo dominato da grandi figure ricamate. Una esperienza unica che, un po’ realtà virtuale, o come in una macchina meravigliosa, dalla quale non vorremmo più uscire e soprattutto mai più tornare indietro.
La mano meravigliosa di quest’ artista fantastico, ordisce e imbastisce nella stesa tela, tutta la sublime intensa bellezza che era nel suo cuore di inarrivabile poeta del pennello e non solo. Il palazzo Gonzaga di Mantova ci restituisce appieno tutto ciò, e ci da’ la possibilità di goderlo in toto, per tutto il periodo della mostra.
L’interesse determinato, dalla rarità delle opere, oltre e all’ eleganza del sito, e la qualità dell’allestimento, rendono questo evento davvero unico. Ci si augura molti possano godere di questa mostra rara e originale.
Dal 24 ottobre 2020 al 7 febbraio 2021 al Complesso Museale di Palazzo Ducale di Mantova, in occasione del quinto centenario della morte di Raffaello.
By Alessandra Cesselon – Contatti: retecultura@gmail.com
Foto e collaborazione di Andrea Fazzioli