di Elena Galifi
La vedova allegra “anni Cinquanta” firmata Michieletto
Arriva in scena domenica 14, in un adatattamento originale che sorprenderà, la vedova allegra di Franz Lehár, e rimarrà fino al 20 aprile al Teatro dell’Opera di Roma
L’operetta più importante nel panorama operistico e la la proposta più interessante nel cartellone della stagione 2018/2019 è stata presentata in Conferenza Stampa martedì 10 nella Sala Grigia dello stesso Teatro, anche detto Costanzi. A dare il benvenuto alla Stampa il sovrintendente Carlo Fuortes alla presenza del direttore artistico Alessio Vlad, del maestro Constantin Trinks, del regista Damiano Michieletto e parte del cast dell’opera.
“Die lustige Witwe”
Si tratta di una “Vedova Allegra” cantata per la prima volta interamente in tedesco, che abbandona il periodo glorioso della Belle Epoque, si sposta da Parigi e gli avvenimenti non avvengono presso la sede dell’ambasciata.
La nuova versione approda per magia alla fine degli anni ’50 e si ambienta in una banca di provincia. La più celebre delle operette va, quindi, in scena con le novità proposte dal regista Damiano Michieletto, quelle già sperimentate alla Biennale di Venezia, per dare maggiore credibilità ad una vicenda e la vita di personaggi che, confinati in un antico schema resterebbero costretti in aspetti e temi leggeri e frivoli.
“Die lustige Witwe”, ossia “La vedova allegra”, di Franz Lehár che arriva a Roma dal 14 al 20 aprile – è messa in scena in tedesco, sua lingua originale.
Inizia così, con queste parole, la presentazione da parte del sovrintendente Carlo Fuortes presentando la versione proposta dal regista Damiano Michieletto, nella coproduzione con il Teatro La Fenice di Venezia.
Lo stesso Fuortes ricorda che la Vedova allegra è per tradizione considerata tra le operette, quindi per definizione minore rispetto l’opera, ma che facilmente è stata inserita in cartellone per la sua importanza sia nell’allestimento che nel cast.
Il regista Damiano Michieletto non è nuovo alla collaborazione con il Teatro dell’Opera, e lo dice con orgoglio. Mentre, con altrettanto orgoglio annuncia il debutto del giovane direttore Constantin Trinks sul podio romano. La produzione, conclude Fuortes, è affascinante e i cantanti di grande livello.
Questo nuovo allestimento in lingua originale sarà diretto da Constantin Trinks, musicista emergente che debutta all’Opera di Roma, anch’esso presente all’incontro che si è detto onorato ed emozionato, sebbene vanti una grande esperienza internazionale.
Il regista Damiano Michieletto, con Eleonora Gravagnola regista collaboratore, sposta la vicenda, e tutto il brio e l’energia di questa operetta, tra gli sportelli di una banca di provincia. L’ambientazione e le atmosfere anni Cinquanta, con balli rock n’roll e boogie-woogie, sono create dalle scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e i movimenti coreografici di Chiara Vecchi. Maestro del Coro Roberto Gabbiani. Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera.
Il regista Damiano Michieletto, in conferenza stampa, ha ribadito il fatto non vi era alternativa: O si faceva la rappresentazione in tedesco o, per lui, non se ne faceva nulla! Non capisco – ha continuato Micheletto – la necessitò di tradurre l’operetta. Allo stesso modo non capisco, al giorno d’oggi, l’esigenza di doppiare i film. Le traduzioni risultano spesso banali e ridicole, e spesso non credibili nella interpretazione. L’opera, poi, non deve abbassarsi a tanto ma mantenere il suo alto grado di intrattenimento e divertimento.
Circa l’ambientazione, Micheletto spiega la scelta di abbandonare il luogo di una ambasciata a favore di una banca e di collocare la storia negli anni ’50.
Per prima cosa, la Vedova allegra parla di soldi e l’ambasciata risultava un luogo distante emotivamente e, nella necessità di trovare una situazione in cui il pubblico si potesse identificare, si è scelto la banca visto che si parla di necessità di soldi, addirittura di bancarotta. L’idea nasce proprio da quanto per tanto tempo si è letto sui giornali circa la bancarotta da parte di banche e le conseguenze di coloro che hanno perso tutto.
Anche se ho scelto – continua Micheletto – di ambientare il tutto in una banca ho scelto un periodo in cui vi era ancora tanta fiducia negli istituti bancari, in quanto la banca in passato era, con la chiesa e il municipio, tra i luoghi centrali di una comunità. Il quando è presto detto, con il secondo punto.
Gli ultimi anni ’50 . Una esigenza nata anche per perché la rappresentazione ha delle coreografie, così si è deciso di allestire sul palco la presenza di una orchestrina di 6 elementi, ossia sei musicisti che suonano un pianoforte, due mandolini, una fisarmonica, una chitarra e una batteria per rappresentare una “balera”, dove si poteva ballare a passo di rock and roll, twist, charleston. Oltre i soldi, la storia si snoda anche tra vicende amorose intricate.
L’esigenza temporale nasce anche dal desiderio da quanto afferma il regista – di dare un messaggio a favore della emancipazione femminile. La vedova è una donna disinibita. È benestante e questo la mette in condizione di non dipendere da un uomo e soprattutto non la mette nella condizione di dover necessariamente sposare Danilo.
La versione proposta è tutt’altro che semplice, ha sottolineato il direttore artistico Alessio Vlad, in quanto si è perseguito il fine di soddisfare le esigenze del Teatro musicale. Gli interpreti delle opere sono cambiati. Nell’affievolirsi della domanda va perdendosi la tradizione operistica a favore di altre competenze e gusti musicali. Quindi i cantanti non devono solo saper cantare, ma anche stare sul palcoscenico, come accade per i grandi musical americani. Muta e si allarga la loro capacità professionale.
A questo punto vale la pena di conoscere gli interpreti principali:
il Barone Mirko Zeta Anthony Michaels-Moore, Valecienne Adriana Ferfecka, Hanna Glawari Nadja Mchantaf, il Conte Danilo Danilowitsch Paulo Szot, Camille de Rossillon Peter Sonn, Raoul de Saint-Brioche Marcello Nardis, Visconte Cascada Simon Schnorr, Kromow Roberto Maietta, Njegus Karl-Heinz Macek. Ben cinque i talenti di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera coinvolti in questa produzione: Timofei Baranov nel ruolo di Bogdanowitsch, Rafaela Albuquerque in quello di Sylviane, Irida Dragoti di Olga, Andrii Ganchuk di Pritschitsch, Sara Rocchi Praskowia.
Dopo la “prima” di domenica 14 aprile (ore 19), trasmessa in diretta su Rai Radio3, La vedova allegra di Lehár sarà replicata martedì 16 alle 20, mercoledì 17 alle 20, giovedì 18 alle 20, venerdì 19 alle 18 e sabato 20 alle 16.30.
Lunedì 15 aprile, alle ore 20.00, al Teatro Costanzi si terrà. La Lezione di Opera del Maestro Giovanni Bietti su La vedova allegra
Per informazioni: www.operaroma.it
Fa bene sempre ricordare che la Vedova allegra è la più famosa delle operette, realizzata su libretto di Victor Léon e Leo Stein, tratto dalla commedia L’attaché d’ambassade di Henri Meilhac, e il suo debuttò al Theater an der Wien di Vienna fu il 30 dicembre 1905 e poi in Italia il 27 aprile 1907 al Teatro Dal Verme di Milano. In scena al Costanzi l’ultima volta nel 2007 diretta da Daniel Oren con regia di Vincenzo Salemme.