Luca Forlani reciterà accanto Amendola è ispettore Guerrieri, da protagonista in episodio, nella nuova fiction di RaiUno ”Nero a metà”
In attesa di vederlo in azione gli rivolgiamo qualche domanda sul ruolo che andrà ad interpretare e sul suo sogno di diventare attore
Parlaci dell’esperienza “Nero a metà” e del tuo ruolo da protagonista
“Nero a metà” il titolo della fiction che andrà in onda su Rai1 da lunedì 19 novembre. La serie poliziesca è ambientata a Roma, con un cast di attori importanti come Claudio Amendola, Fortunato Cerlino e Antonia Liskova, Angela Finocchiaro.
Conservo un bellissimo ricordo di tutti gli attori in particolare di Amendola che durante le pause tra una scena e l’altra si è spesso prodigato a darmi consigli su come risultare al meglio davanti alla telecamera. Io sarò protagonista di un episodio, interpreterò un giovane di buona famiglia che nasconde un segreto, di più non posso dire… dovete seguirmi il 3 dicembre.
Quando è nato il tuo desiderio di recitare?
La recitazione è una passione che ho avuto fin da piccolo. Ero un bambino timidissimo, ma quando stavo sul palcoscenico mi trasformavo. Così, i miei genitori mi hanno sempre spinto a coltivare questa attitudine. Da bambino, durante l’estate, organizzavo dei veri e propri spettacoli con gli altri bambini del quartiere. Per non parlare degli innumerevoli show in camera mia o davanti agli amici dei miei genitori.
Anche la passione per lo studio non mi è mai mancata. Mi sono laureato con lode in Lettere e Filosofia indirizzo Linguaggi dei Media all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e specializzato in Storia del Cinema e del Teatro laureandomi con lode all’Università La Sapienza di Roma.
Tanto nella recitazione quanto nello studio penso sia necessaria un’inarrestabile curiosità. Inoltre, sono ambizioso, determinato e perfezionista; se faccio una cosa, la devo fare al meglio. Non mi sono mai considerato uno “studente modello”, ma uno estremamente appassionato di quello che fa. Mi sono trasferito a Roma a 23 anni per inseguire il mio sogno dello spettacolo. Oltre a conseguire la laurea specialistica ho preso parte in diverse fiction trasmesse dalla Rai. Ho avuto anche la fortuna di essere ammesso e studiare all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, la più importante e prestigiosa scuola di recitazione italiana.
Raccontaci come hai iniziato la tua carriera
Un episodio divertente è quando, appena diciottenne, sono andato alla Rai di Corso Sempione, mi sono presentato alle ragazze della “reception” con la sana incoscienza di quell’età dicendo “buongiorno, io vorrei lavorare in televisione, cosa devo fare?” “ricordo che mi guardarono perplesse, avranno pensato questo è matto, e mi dissero che potevo iniziare facendo il “figurante speciale” ovvero quella parte di pubblico che viene pagato per stare nelle trasmissioni e che viene messo nella prima fila immediatamente dietro il conduttore.
Iniziai così a frequentare gli studi della Rai e a guadagnare qualche soldino. Fu molto divertente. Partecipavo a un programma del sabato pomeriggio che si chiamava Scalo 76 condotto da Daniele Bossari. Era un magazine musicale e potei conoscere tutti i miei beniamini. Poi sono arrivati i primi ruoli in alcune serie tv e in spot pubblicitari. Ricordo con un sorriso quella sana incoscienza che mi spinse a presentarmi direttamente negli uffici della Rai.
A chi sei più grato per la tua passione artistica?
Ai miei genitori che mi hanno permesso di coltivare questa passione, pagandomi lezioni e viaggi. E a Narcisa Bonati, la mia prima insegnante di recitazione. È stata una grande attrice del Piccolo di Teatro di Milano, lavorando tanti anni con Giorgio Strehler. Purtroppo è morta da qualche anno ma mi manca tanto, spesso mi ritrovo a pensare a lei e mi chiedo se sarebbe orgogliosa di quello che sono riuscito a fare. Quando ho iniziato a studiare con lei ero poco più di un ragazzino e avevo un’immagine illusoria del mestiere dell’attore e del mondo dello spettacolo. È stata indubbiamente la persona che mi ha trasmesso la passione per la recitazione e l’amore per questo lavoro.
Cambieresti qualcosa nel mondo del teatro in cui ti sei formato?
Domanda molto difficile. Cambierei molte cose. Credo che il teatro dovrebbe parlare a tutti, invece oggi purtroppo è seguito soprattutto da addetti ai lavori e un’èlite di appassionati. Il discorso è molto articolato. Mancano adeguati finanziamenti pubblici al settore della cultura, fondamentale per la crescita sana di un Paese. Manca totalmente un’educazione alla spettatorialità. Certamente gli attori che vengono da una formazione teatrale hanno una marcia in più e una maggiore solidità professionale. E poi il teatro ti rende una persona migliore.
C’è qualcosa che hai sognato di fare e non hai fatto?
Tantissime cose. Sono un infaticabile sognatore. Se devo sognare in grande vorrei essere diretto al cinema da Ferzan Ozpetek e presentare, anche in co-conduzione, il Festival di Sanremo
C’è spazio in Italia per giovani artisti talentuosi con idee innovative?
Insomma. L’Italia è un Paese poco meritocratico. Sono ottimista, credo che perseveranza e il non stancarsi mai di studiare e migliorarsi prima o poi daranno i risultati sperati. O almeno lo spero.
Preferisci il cinema o il teatro?
Marlon Brando diceva: “il teatro lo fanno gli attori, il cinema i registi, la televisione… gli altri”. Io invece amo comunicare e mi piacciono tutti i mezzi di comunicazione e sono molto attivo anche sui social. Credo che un attore oggi debba essere in grado di passare con disinvoltura da un mezzo all’altro. Su una cosa Brando aveva ragione: il teatro è la casa dell’attore, il luogo dove un “vero attore” può sprigionare tutta la propria forza espressiva.
Quali emozioni ti hanno lasciato i tuoi ultimi impegni?
Ogni cosa che faccio è un’emozione, poiché ci metto il cuore. In ottobre al Teatro San Babila di Milano è iniziato un percorso creativo che sta consentendo a tanti bambini di immergersi nell’arte. Sono “voce” ufficiale di PENSARE oltre, e conduco eventi e conferenze, dal Salone del Libro di Torino al Senato. E questa entusiasmante collaborazione continua con Maestri d’Arte per l’Infanzia.
L’estate scorsa ero in scena al Festival di Spoleto con La collezione di Harold Pinter diretto da Massimiliano Farau. È stata una soddisfazione enorme. Non capita tutti i giorni di recitare come attore protagonista a un festival così prestigioso. Quando sono arrivato, ho visto un muro pieno di foto che ritraevano alcuni mostri sacri dello spettacolo – Luca Ronconi, Gabiele Lavia, Nureyev, Vittorio Gassman solo per fare qualche nome – che hanno partecipato alle varie edizioni. Beh, confesso che hanno iniziato a tremarmi le gambe. Potrei continuare per ore… ma per il momento preferisco concentrarmi sui miei prossimi impegni e in particolare sul mio ruolo nella fiction di RaiUno ”Nero a metà”.